L’alta Valle dell’Esaro e le sue miniere preistoriche

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    I carbonati di rame spesso risultano presenti sulle superfici e all’interno dei depositi ferrosi. Trovare i minerali cupriferi dentro le masse ferrose, generalmente piuttosto tenere, facilitava l’approvvigionamento della preziosa malachite e azzurrite
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    L’ingresso di Grotta della Monaca, situato alla base di un picco roccioso che domina l’alta valle del fiume Esaro. La cavità possiede un imbocco enorme, ben visibile da larga parte del territorio circostante
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    Le sorgenti del fiume Esaro nei pressi del valico montano noto come Passo dello Scalone (740 metri s.l.m.). L’Esaro, a monte del centro abitato di Sant’Agata, scorre in una natura incontaminata e a tratti selvaggia
  • Scavo del Saggio S9 (campagna Grotta della Monaca ottobre 2010).
    Un momento degli scavi archeologici effettuati a ridosso dell’ingresso di Grotta della Monaca. Qui gli studiosi hanno scoperto testimonianze che richiamano la presenza dell’uomo nel corso degli ultimi 20.000 anni
  • Chiusura del Diaframma con cancello e muro di protezione (foto del 26.06.2010).
    Il giacimento archeologico più profondo di Grotta della Monaca è attualmente protetto da un possente muro con grata metallica. Quest’ultima, dotata di maglie larghe, assicura il libero passaggio ad una nutrita colonia di chirotteri che staziona nella cavità
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    Nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro la prova più evidente della sovrapposizione di attività minerarie recenti a quelle preistoriche è offerta dalle impronte di picconate metalliche. Queste ultime rimandano, in base ai dati oggi disponibili, ad un periodo collocabile tra Seicento e Settecento
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    I muretti a secco sono una peculiarità di Grotta della Monaca e risalgono sia ad età preistorica che ad epoche più vicine a noi. Essi erano eretti dai minatori allo scopo di smaltire ordinatamente detriti e scarti di lavorazione
  • Il mazzuolo L220 nel luogo di rinvenimento nella Sala dei pipistrelli.
    Uno dei tanti utensili scanalati in pietra scoperti a Grotta della Monaca (attestati ugualmente anche a Grotta del Tesauro). Questi utensili, provvisti di un manico vegetale, rappresentano una sorta di fossile guida per il riconoscimento di remote attività minerarie
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    Associazione di malachite e azzurrite, due carbonati di rame molto frequenti nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro. Il cromatismo appariscente di queste mineralizzazioni è senz’altro all’origine del loro originario sfruttamento da parte dell’uomo
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    Le cavità sotterranee del territorio devono il loro interesse sia alla funzione mineraria sia a quella sepolcrale svolta in passato. A Grotta della Monaca approfondimenti laterali lungo parete accolsero le spoglie di decine di defunti attorno a 3.500 anni fa
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    Veduta dell’ambiente iniziale di Grotta del Tesauro prima che vi iniziassero gli scavi archeologici. Il deposito terroso osservabile al suolo è stato in seguito completamente rimosso, confermando la presenza di millenarie frequentazioni umane
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    Veduta del campo allestito davanti a Grotta del Tesauro in occasione degli scavi archeologici. Le ricerche hanno messo in evidenza l’esistenza di rapporti stringenti, in termini crono-culturali, con la vicina Grotta della Monaca
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    I vuoti sotterranei della parte medio-terminale di Grotta del Tesauro sono di natura completamente artificiale, dovuti ad intense attività estrattive di epoca post-medievale. Tali lavori hanno stravolto completamente l’aspetto originario della cavità
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    La goethite è il minerale più rappresentato nelle cavità dell’alta valle dell’Esaro. Si tratta di un idrossido di ferro che colma con ricchi filoni le fratture della roccia calcarea attraverso cui si sono formate le grotte. Il suo colore giallo intenso è caratteristico
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    Impronte di colpi inferti su tenero idrossido ferroso, dovute probabilmente ad un piccone ricavato da un palco di cervo (si riconoscono in negativo le creste e le gole tipiche della conformazione esterna dei palchi di cervidi)

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